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“Un senso di vita per tutti che è dentro i nostri cuori”.
Questa frase l’aveva scritta su un bigliettino Lucia, una bimba di Schio che aveva la passione di raccogliere sassolini e piccoli oggetti a forma di cuore.
Bigliettino trovato poi dalla mamma Pia dentro il cassetto della scrivania, qualche giorno dopo la scomparsa prematura della piccola Lucia.
Pia, il marito Fabio e i loro figli, dopo aver affrontato il dolore ed elaborato il lutto, si interrogarono su quale fosse il messaggio che Lucia aveva voluto comunicare con quel bigliettino.
E lo interpretarono come la volontà della bambina di fare qualcosa per aiutare i meno fortunati.
La famiglia creò quindi un’associazione no profit e la chiamò “Cuore di Lucia”, con l’obiettivo di raccogliere fondi da destinare a progetti di aiuto concreto nel sud del mondo. L’altra grande passione di Lucia fornì loro la missione principale dell’associazione. L’acqua.
Dal 2006 Cuore di Lucia onlus ha finanziato direttamente la costruzione di oltre 70 pozzi in Africa, Asia, America Latina ed Europa. Il bigliettino con il messaggio della piccola Lucia ha cambiato la vita di diverse migliaia di persone che oggi, grazie a lei, hanno accesso gratuito e illimitato all’acqua potabile.
A maggio 2017 Davide e Nicole erano appena rientrati dal secondo viaggio di volontariato in Madagascar. Dal viaggio in cui avevano capito chiaramente che il loro impegno sociale doveva essere focalizzato anche sull’acqua potabile oltre che sull’istruzione scolastica. All’epoca non conoscevano l’associazione Cuore di Lucia, ma riuscirono ad avere il contatto di Pia tramite amicizie in comune. Le scrissero subito una mail.
Nel frattempo l’associazione toscana aveva approvato il progetto di costruzione di un pozzo all’interno del Villaggio Afaka, a patto che se ne occupassero in totoDavide e Nicole. Trovare un costruttore a Tulear e farsi preparare un preventivo fu questione di poche settimane. Ma reperire i fondi si stava dimostrando più difficile del previsto. E, nonostante i ragazzi avessero sondato tante strade diverse, l’estate del 2017 passò senza che ricevessero alcuna risposta.
Poi a inizio ottobre il telefono di Davide squillò.
«Vi servono ancora i soldi per il pozzo?»
Una settimana dopo Davide e Nicole incontravano di persona Pia e Fabio. Uno di quegli incontri che cambiarono il corso di questa storia.
Qualche giorno dopo Cuore di Lucia erogava all’associazione i fondi necessari per la costruzione del pozzo. A novembre finalmente potevano iniziare i lavori all’interno del Villaggio Afaka, con l’obiettivo di inaugurare il pozzo il 14 febbraio 2018. Il giorno di San Valentino. La festa dell’amore.
Ma non corriamo, anche perché nel frattempo a novembre c’era stata un’altra telefonata importante.
«Abbiamo costruito il nuovo blocco di aule dentro la scuola. Adesso però dobbiamo riempirle con nuovi bambini» aveva detto Davide.
«Facciamo una campagna di crowdfunding!» avevo risposto io.
Fu così che nacque l’idea della raccolta fondi “Il Regalo Perfetto”, finalizzata a finanziare per un anno intero le spese scolastiche di una nuova classe di 23 bambini all’interno del Villaggio Afaka.
Nel mese di novembre io e Davide lavorammo sulla progettazione della raccolta fondi: il budget, le ricompense per i donatori, la piattaforma informatica, la comunicazione. Fu un lavoro intenso, che ci portò l’1 dicembre a lanciare la prima campagna di crowdfunding della nostra associazione.
L’obiettivo era raccogliere 7.500 € entro l’1 gennaio 2018, per poter inaugurare subito a febbraio, insieme al pozzo, anche una nuova classe di 23 bambini.
Io e Davide eravamo molto soddisfatti del lavoro svolto, e sicuri di aver fatto tutto ciò che era nelle nostre capacità.
Ma il lavoro non era certo finito lì.
Perché una campagna di crowdfunding abbia successo non basta averla progettata nel minimo dettaglio.
È necessario riuscire a coinvolgere tante persone, magari anche persone che non hanno mai sentito parlare della tua causa.
E convincerle a partecipare, anche con una piccola donazione, al tuo progetto.
Era la prima volta che la nostra associazione si apriva così al pubblico.
Era la prima volta che lanciavo una campagna di crowdfunding.
Era la prima volta che tutti i nostri contatti ricevevano esplicitamente una call-to-action.
Alla vigilia del lancio i dubbi erano tanti.
Ma né io, né Davide, né probabilmente nessun altro all’interno dell’associazione, avrebbe potuto immaginare come sarebbe andata a finire.