Cosa significa fare un viaggio di volontariato in Madagascar: l’esperienza di Aaron, Andrea e Filippo

Fare volontariato in Africa è un’esperienza che ti cambia la vita.

Sembra una frase fatta e forse anche un po’ troppo inflazionata, però la nostra esperienza la conferma. Sono tanti i ragazzi che abbiamo avuto la fortuna di accompagnare in questi anni in Madagascar insieme ai nostri volontari, e a cui abbiamo dato la possibilità di vivere sulla propria pelle la realtà locale e vedere con i propri occhi l’impatto che stiamo creando per le comunità più svantaggiate di Tulear.

Tra questi ci sono anche Aaron, Andrea e Filippo, tre giovani amici che a settembre 2023 hanno partecipato al viaggio di volontariato di gruppo insieme alla nostra presidentessa Nicole. Un viaggio che ha visto due momenti chiave: la prima settimana di vero e proprio volontariato a Tulear, e la seconda settimana di tour on the road alla scoperta dell’essenza del Madagascar risalendo verso la capitale Antananarivo.

In questa bella intervista i ragazzi ci raccontano la loro esperienza e le emozioni che l’hanno accompagnata.

Tutti voi siete molto giovani e immaginiamo che i vostri coetanei facciano viaggi molto diversi da questo. Perché avete fatto questa scelta abbastanza insolita per la vostra età?

Aaron:

Il mio sogno è da sempre quello di viaggiare il mondo, scoprire paesi, popoli, culture e tradizioni diverse dalla mia e questo viaggio mi ha dato la possibilità di uscire dal mio Continente e di “mettermi in gioco” in quella che è una realtà completamente diversa e diametralmente opposta, appunto, dalla mia.

Personalmente cercavo un viaggio che non fosse il classico resort turistico, perfetto per nascondere i “difetti” o semplicemente le abitudini troppo diverse dalle nostre della popolazione che lo abita. Vedere e vivere la quotidianità delle persone che abitano un luogo, invece, per me rappresenta il viaggio e Aid4Mada e Namatours mi hanno offerto proprio questo.

L’esperienza di volontariato, poi, ha orientato ancor più la mia scelta verso questo viaggio in Madagascar, perché penso che quando si ha la fortuna di provenire dalla parte agiata del mondo e di visitare un paese stupendo ma molto più povero del proprio si ha anche una sorta di obbligo morale nell’aiutare chi lo abita, nel limite delle proprie possibilità e capacità, anche con dei piccoli gesti. Una goccia nell’oceano non fa la differenza, ma tante gocce invece la possono fare, quindi questo per me è stato un plus.

Andrea:

Sicuramente questo tipo di vacanza è diverso dalle vacanze classiche che si fanno con gli amici. Io personalmente posso dire che sono sempre stato affascinato dallo stare insieme e dal volontariato, perché in questo modo si conoscono delle realtà nuove e che danno sicuramente tanti spunti per intraprendere determinati percorsi.

Detto questo, erano anni che volevo fare un’esperienza di questo tipo, però purtroppo non ero mai riuscito a trovare il giusto ponte che mi portasse a farla. Finché qualche mese fa ho conosciuto Nicole e Davide a una riunione e mi hanno subito trasmesso la loro passione per questo progetto e veramente ne sono stato affascinato e folgorato dal primo secondo.

Così ne ho parlato con amici e parenti e ho deciso insieme ad Aaron di buttarci e provare fino in fondo un’esperienza che sicuramente si capisce solamente provandola sulla propria pelle.

Filippo:

Sicuramente la volontà di visitare un paese lontano che stimola così tanto l’immaginazione, con un viaggio che ti da la possibilità di uscire dalle rotte turistiche e addentrarti nella quotidianità, per conoscere i modi di vivere di culture che molto spesso si è sentito dire cosi lontane dalla nostra, e tutto questo facendolo con due amici di una vita, ha reso la scelta molto facile e immediata.

La prima parte del vostro viaggio è stata dedicata al volontariato a Tulear insieme ad Aid4Mada. Cosa vi aspettavate da questa esperienza e come l’avete vissuta?

Aaron:

La prima parte del nostro viaggio era quella che aspettavo di vivere maggiormente, ma sinceramente sono rimasto spiazzato. Sapevo che il sud del paese fosse una zona molto povera, con condizioni di vita al limite dell’immaginario, ma anche se una cosa la sai, l’hai vista in TV o ne hai sentito parlare poi non sempre è così realmente. Ecco, in questo caso mi sentivo pronto, ma non lo ero realmente. Essere catapultati in una realtà così cruda mi ha spiazzato. Un contesto che “vederlo da casa” è allucinante, ma viverlo è proprio assurdo e così lontano dal nostro concetto europeo di “Vita”.

E poi boom, la gomma magica, quella che cancella tutto questo brutto di una città che sembra letteralmente essere stata dimenticata dal suo paese: i bambini e le persone in generale, sempre sorridenti. Con niente, ma sempre sorridenti. Eppure qui sono così e sono pure contagiosi tutti questi sorrisi, ti fanno stare bene, generano allegria. Era quello che mi aspettavo, ma anche stavolta, non me l’aspettavo in questa spropositata misura. Immaginavo che le persone fossero solari anche senza niente, certo, quante volte l’abbiamo visto in TV no?! Ma così tanto, così tanto da sembrare e sentire quasi un abbraccio che scalda il cuore e che cancella tutto questo marcio che purtroppo non va nella città era inimmaginabile e ne sono stato piacevolmente sorpreso, lasciandomi andare anche, più volte, all’emozione.

Un inciso anche per il personale di Aid4Mada è obbligatorio: delle persone meravigliose, sempre pronte ad aiutarti e a farti sentire a casa. Sinceramente, a caldo, mi mancheranno tutti tantissimo. È stata un’esperienza fantastica che mi ha permesso di conoscere e vivere un progetto sociale degno di nota, portandoci anche a conoscere alcuni bimbi all’interno della propria abitazione e addirittura a scuola, dove le emozioni sono state veramente troppe da poterle spiegare in un paio di righe (tranquillamente però posso dire che sono state tra le emozioni più belle provate in tutta la mia vita) , in orfanotrofio dove mi sono commosso a vedere i bellissimi bimbi che lo abitano giocare e ballare una canzone con noi che parlava di famiglia (che paradosso no?!), al campo da basket dove concretamente abbiamo visto quanto lo sport può unire anche quando il contesto esterno è meno di zero.

Non posso dire che mi aspettavo tutto questo, sicuramente mi è stato donato più di quello che m’immaginassi e che sono riuscito io a donare loro. Ma è proprio tutto questo dare e ricevere che ha reso il tutto così magico ed emozionante.

Quest’esperienza non solo l’ho vissuta letteralmente con il cuore in mano, ma prometto, continuerò a viverla tramite gli insegnamenti che anche involontariamente ho ricevuto da questo splendido popolo.

Andrea:

La prima parte a Tulear è stata sicuramente la più toccante e sicuramente mi aspettavo emozioni forti, ma non credo si sia mai pronti a quello che poi realmente si vive.

Dai sorrisi spontanei e genuini di un popolo stupendo che pur non avendo nulla ti da tutto quello che può, ai bambini che trasmettono una gioia incredibile solo con uno sguardo o un sorriso. Un’esperienza che ti apre in due, difficile da comprendere se non vissuta a pieno come ho avuto la fortuna di vivere.

Sono rimasto colpito di come indossando la maglia di Aid4Mada le persone ti fanno sentire a casa e ti portano in palmo di mano senza nemmeno conoscerti è una sensazione stupenda e indescrivibile, che ti fa capire quanto sia importante per loro Aid4Mada.

Non mi aspettavo un impatto così forte ed emotivo, sono veramente rimasto colpito nel profondo da tutto quello ho visto e toccato con mano. Sicuramente me lo porterò dentro per tutta la vita perché posso dire tranquillamente che sia l’esperienza più bella che abbia mai fatto.

Filippo:

Le aspettative per la settimana di volontariato a Tulear erano tante.

Mi aspettavo che sarebbe stata una settimana piena di emozioni, che avremmo avuto modo di conoscere come l’associazione opera sul campo e che saremmo venuti a contatto con tante situazioni difficili, ma la realtà ha superato le aspettative.

In questa settimana abbiamo percepito, anche grazie alla trasparenza e sincerità di Nicole, le difficoltà ma anche la bellezza di operare in un paese come il Madagascar, la dedizione e l’orgoglio che tutte le ragazze e i ragazzi del team locale hanno per tutti i progetti che l’associazione porta avanti, sempre con il sorriso. E la genuinità e spontaneità di tutti i bambini della scuola che si attaccavano e non ti lasciavano più, è stato veramente emozionante giocare con loro ed entrare, anche se per poco, nella bella famiglia di Aid4Mada.

Pensando invece alla seconda parte del viaggio, la risalita on the road da Tulear ad Antananarivo, cosa vi ha colpito di più sia positivamente che negativamente?

Aaron:

La seconda parte del viaggio è stata molto interessante, anche se ovviamente un po’ meno, emozionalmente parlando, intensa.

I paesaggi che continuano a cambiare, così come le case e anche i tratti somatici delle persone. Tutto questo è stato molto suggestivo, mi ha fatto capire come in Madagascar ci siano vari Madagascar e la cosa è molto rara, insolita e alquanto piacevole. Donare delle t-shirt ad alcuni bimbi incontrati lungo il percorso mi ha riempito ancora una volta il cuore, fermarci a vedere i panorami nelle curve più suggestive mi ha donato un senso di libertà immenso, mangiare in ristoranti simili ma dai menù così diversi dovuti alle abitudini alimentari delle popolazioni dei vari territori mi ha spiazzato e divertito. È stato anche qui un turbinio di emozioni.

E poi è stato così bello e caratteristico entrare a far parte della cultura malgascia attraverso le tradizioni locali.  Vedere i laboratori locali è stato come entrare a piedi pari nella cultura malgascia, perciò molto caratteristico, il genere di cose che personalmente mi piace fare quando viaggio. Però la parte del tour che ho preferito sicuramente sono stati i due parchi. La riserva di Anja ci ha permesso di entrare a contatto con gli animali locali senza disturbarli più di tanto e di goderci un panorama che non ero neanche mai riuscito a sognare. Il parco dell’Isalo, invece, mi ha lasciato senza fiato. Per un amante del trekking come me è stato il massimo, anche se non un percorso difficile. I panorami che ci ha concesso sono stati tutti da pelle d’oca, dalla prima piscina naturale alla fenetre che ci ha permesso di vedere il paesaggio africano come me lo immaginavo e sognavo io, passando per le varie cascatelle, per le altre piscine naturali dove ci siamo anche rilassati e per tutto il percorso che stupendo è davvero dir poco.

La seconda parte del nostro viaggio è stata pazzesca anche se, sono sincero, l’ho vissuta con il cuore ancora a Tulear ed il pensiero costante lì dove la vita era molto meno agiata, che a scalare verso Antananarivo, nei limiti dei range malgasci, lo diventava gradualmente di più.

Andrea:

La risalita a Tana è sicuramente piena di sorprese, a partire dagli scenari che cambiano continuamente durante la risalita. Dal sud più arido e praticamente privo di vegetazione per risalire e vedere sempre più verde in un crescere che sembra accompagnarti sulla strada del ritorno. Sicuramente va citato l’Isalo per la sua bellezza selvaggia dai mille colori e dalle mille sfumature di verde veramente spettacolare.

Mi ha colpito positivamente la capacità delle persone di creare cose bellissime con materiali tutti naturali dal corno di zebù al cotone e la creazione di fogli decorati uno a uno petalo per petalo. Mi ha colpito sicuramente la gentilezza e la disponibilità di questo popolo pronto a spiegarti e soddisfare ogni tua domanda. Difficile trovare cose negative in un viaggio ma se devo dirne proprio una sicuramente è il fatto che avendo momenti di tranquillità in macchina percorrendo la RN7 si hanno momenti di down e malinconia in cui si ripensa a tutto ciò che è stato vissuto e visto nei giorni precedenti.  Ma che comunque almeno da parte mia venivano smorzati dalla gratitudine per averli vissuti e dalle risate e la compagnia dei miei compagni.

Filippo:

La seconda parte del viaggio ha lasciato un po’ l’amaro in bocca, nel senso che dopo aver passato una settimana così piena di emozioni il resto del viaggio non ha potuto raggiungere gli stessi livelli di intensità, anche se le ore in macchina tra la “tranquilla e pianeggiante” RN7 e i momenti insieme ai miei compagni di viaggio ci hanno permesso di conoscerci ancora meglio e rafforzare il bel rapporto che nella settimana prima si era creato.

I paesaggi comunque non hanno affatto deluso. Le distese sterminate di nulla, un nulla che però mano a mano cambiava, passando dalle rosse praterie alle verdi risaie degli altopiani centrali. E con il cambio di paesaggio cambiavano anche le persone, le differenti etnie con i loro modi di vestire e le loro lavorazioni artigianali. Le case che man a mano che salivamo verso nord o che ci avvicinavamo o allontanavamo dai fiumi cambiavano per la maggiore o minore reperibilità delle materie prime per fare i mattoni. Insomma una varietà che rimanendo in un isolato resort sicuramente non avremmo potuto vivere.

Con questo viaggio avete avuto modo di vedere “l’altro Madagascar” e di venire in contatto diretto con situazioni che solitamente restano fuori dai circuiti turistici. Che cosa vi ha lasciato questa esperienza così particolare?

Aaron:

Questo viaggio è stato un’esperienza più che una vacanza. È scontato ma va detto.

A me, che come ribadito più volte, sono rimasto più “affezionato” dal volontariato a Tulear più che dal meraviglioso viaggio itinerante ha lasciato tanto entusiasmo, felicità e una consapevolezza diversa di come siamo e soprattutto sono abituato a vivere la vita nella quotidianità italiana.

Il mio motto è sempre stato “Ridi sempre”. Ecco, questo viaggio è stato un promemoria perché per quanto questa stupida frase a cui tengo tantissimo, avendocela tatuata sul braccio la leggo sempre, non sempre mi ricordo il suo reale significato. Di quanto sia importante rimanere positivi e con il sorriso nonostante le avversità che la vita ti pone davanti. Tulear, e il Madagascar in generale, sono stati il mio promemoria personale, perché non è facile rimanere solari quando tutto quello che hai e che puoi vedere come futuro è niente. Non il niente materiale a cui siamo abituati noi occidentali, ma un niente concreto fatto di brutte storie, di condizioni fisiche e psicologiche difficili e via dicendo. E quindi quello che mi porto a casa è sicuramente questo: la positività e l’amore e perché no, anche un po’ di sana malinconia. Quest’esperienza mi ha cambiato le priorità, almeno in parte. Mi sono reso conto, sembra banale dirlo (ma ammetterlo non lo è), che sono e siamo troppo frustrati dal materialismo nella nostra quotidianità e che dovremmo trovare il giusto equilibrio appunto con il piacere di vivere, con questo essere positivi che il Madagascar mi ha ricordato essere fondamentale. Dopo questo viaggio, sarà il mio personale fioretto. È stato pazzesco farsi trasmettere tutte queste emozioni da un popolo e da un paese così fantasticamente diverso dal mio.

Andrea:

Sinceramente è quello che cerco sempre in un viaggio. Uscire dagli schemi classici del turismo e andare a conoscere e vedere con i miei occhi le vite e quello che hanno da raccontarti le persone che vivono in quel determinato paese. Sicuramente questa esperienza mi ha lasciato tanto dal punto di vista emotivo perché ho visto e vissuto veramente quello che è la vita vera e propria della popolazione che se pur avendo poco condivide tutto per poter sopravvivere insieme. Mi ha riempito il cuore una scena che porterò sempre all’interno del mio cuore che è quella durante la visita ai villaggi di Behera e Betoho, quando nel dare un pezzo di pane ai bambini del villaggio li ho visti spaccarlo e dividerselo per averne tutti un po’. Un’esperienza che fa capire quanto siamo piccoli di fronte a loro, che pur essendo bambini sono dei giganti e hanno da insegnare tanto a noi che pensiamo di essere perfetti.

Filippo:

Sono tre penso i momenti più belli ed emozionanti che abbiamo vissuto in questo viaggio alla scoperta dell’altro Madagascar.

Quando abbiamo visitato i pozzi e, arrivando al secondo villaggio, dopo il meraviglioso benvenuto dei bambini e delle donne che ci sono venuti incontro ad accoglierci cantando e ballando, il capo-villaggio ha preso la parola e ha raccontato le difficoltà che prima della costruzione del pozzo hanno dovuto affrontare e di quanto la sua costruzione li abbia aiutati nella quotidianità. E vedere la gratitudine nei suoi occhi per averli aiutati ad avere accesso ad un bene che noi consideriamo banale e sempre disponibile è stato veramente emozionante.

Il secondo è stato un semplice gesto, spontaneo, di un bambino della scuola, che nella confusione dei giochi, dei balli e dei canti si è avvicinato tutto timido e ha teso le braccia per un abbraccio e subito dopo è corso via sorridendo: l’importanza è la semplicità di un abbraccio che molto spesso ci dimentichiamo.

E poi l’ultimo, un momento che mi ha fatto molto pensare, quando durante la nostra giornata da improvvisati imbianchini all’orfanotrofio La Casa del Miele, pitturando a suon di musica insieme alle piccole pesti, è suonata una canzone malgascia che parlava della famiglia e i bambini si sono messi a cantar a squarciagola: “la famiglia, la famiglia”. Non penso ci sia necessario aggiungere altro.

Vi sentireste di consigliare un viaggio di questo tipo ad altri ragazzi della vostra età? Che suggerimenti dareste loro?

Aaron:

Il mio giudizio su questa esperienza è stato molto più che positivo. Sono partito un po’ titubante e sulle punte perché non sapevo cosa mi sarebbe aspettato da un viaggio di gruppo di questa tipologia, mi sono sciolto strada facendo e, apriti cielo, mi sono innamorato nel finale; direi che non posso che essere contento ed estremamente motivato nel consigliare un viaggio-esperienza come questo. Mi sento fortunato per averlo potuto vivere e dunque lo raccomanderei a chiunque, soprattutto a ragazzi della mia età.

I consigli che posso dare sono molto semplici.

Innanzitutto viaggiate che è importante! Ma viaggiate con testa! Fatelo per voi e per gli altri, apritevi a nuovi orizzonti, abbandonate i pregiudizi e partite con la valigia piena di voglia di scoprire e di imparare. Il mondo è e deve essere di tutti, perciò trattatelo bene, con rispetto. Come dicevo, ognuno di noi è una gocciolina nel mare, ma unite tante goccioline possono diventare anche uno tsunami e “fare quello che vogliono”. Mi piace questo paragone con l’acqua perché la reputo l’elemento più forte, capace di dare e donare vita ma anche forte da distruggere tutto. E poi è perfetto per questo viaggio, dove abbiamo visto con i nostri occhi l’immenso valore, che noi diamo tanto per scontato, che essa svolge nella vita in generale.

E allora buttatevi, non fermatevi alle cose semplici solo per comodità, sfruttate l’età e la forza che avete per fare del bene perché, credetemi in questo viaggio l’ho capito appieno, fare del bene aiuta a stare bene. Sembra banale, ma non è così scontato ed è assolutamente vero! Per i “viaggi pre-impostati” c’è sempre tempo e chi dice di no, però sono queste tipologie di esperienze che riempiono il cuore, che permettono di tornare alla quotidianità avendo fatto un upgrade significativo, non sicuramente un pacchettino prefabbricato dove appositamente si mostra solo il bello, l’oro di un paese.

Cercate le cose reali, non quelle “montate” e credetemi che non ve ne pentirete. Anche e soprattutto per crescita personale. Ciò è quello che in questo viaggio ho vissuto io ed è questo il motivo per cui mi sento al 100% di consigliarlo, tanto meglio se poi a capo di questi fantastici progetti turistici e benevoli ci sono volontari e tour leader competenti, preparati e soprattutto innamorati del loro lavoro e del paese che amorevolmente li ospita. Non mi stancherò mai di ribadirlo: fare del bene aiuta a stare bene, allora diamoci una mano l’un l’altro, godiamoci l’esperienza e facciamoci trasportare dalle emozioni seppur delle volte possono essere crude e a primo impatto insensate. Tanto meglio. Ne varrà la pena.

Perciò merci Nicole, merci Aid4Mada, merci Namatours, merci Madagascar.

Veloma & Misaotra.

Andrea:

Se mi sento di consigliare questa esperienza ai miei coetanei?

Certamente perché veramente ti cambia la vita se vissuta nel modo corretto ovviamente. L’unico consiglio che mi sento di dare è questo partite senza pensare di conoscere perché tanto farete un’esperienza che neanche se provate a immaginarla riuscirete a viverla come quando siete lì. Aprite il cuore e raccogliete tutte le emozioni che potete e portatele dentro di voi per sempre perché sono quelle vere e genuine che difficilmente proverete nella vita. Detto questo ve lo consiglio con tutto il cuore un’esperienza unica nel suo genere è che ripeto porterò nel mio cuore per sempre. Grazie di tutto Aid4Mada alla prossima.

Filippo:

Certamente!!!!  Molti parlano del “Mal d’Africa”, quella sensazione di nostalgia che si sente una volta tornati da un viaggio nel continente. Sarà per le persone incontrate e per la loro spontaneità e calore, o per la possibilità di entrare in contatto con una natura molto spesso incontaminata, o per le indimenticabili emozioni vissute. Ma posso dire che il mal d’Africa è reale e sono certo che i bellissimi momenti vissuti in questo viaggio accompagneranno i bei ricordi che mi porterò dentro per sempre.

I racconti di Aaron, Andrea e Filippo ti hanno fatto venire voglia di vivere la loro stessa esperienza?

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