La risposta a questa domanda sembra scontata.
Il 2020 è stato l’anno del Covid, e la vita di ognuno di noi, di chiunque in ogni angolo del mondo, è stata pesantemente condizionata dalla pandemia.
Anche le attività della nostra associazione in questo difficilissimo anno hanno dovuto subire un profondo ripensamento: alcuni progetti sono stati sospesi, altri sono dovuti partire per far fronte all’emergenza sanitaria, i nostri volontari non sono potuti andare in Madagascar, abbiamo dovuto annullare gli eventi fisici e portare online tutte le raccolte fondi.
Ma nonostante tutte le difficoltà, arrivati alla fine di questo 2020, il nostro bilancio non può che essere positivo.
Lo sappiamo, affermare una cosa del genere sembra un’eresia, ma l’impatto che siamo riusciti a creare, le migliaia di vite che siamo riusciti a cambiare anche quest’anno, ne sono una testimonianza più che evidente.
Per questo motivo abbiamo deciso di ripercorrere insieme a te le tappe principali del nostro 2020, e raccontarti come abbiamo reagito all’emergenza.
Un inizio d’anno esaltante
L’anno era iniziato con la chiusura della raccolta fondi Effetto Serra che, grazie alle tante donazioni ricevute e raddoppiate da Image Line, aveva raggiunto e superato l’obiettivo.
La costruzione della prima Serra Idroponica del Madagascar era stata quindi confermata per luglio, mese in cui sarebbero scesi a Tulear i nostri volontari insieme ai tecnici di Glocal Impact Network.
A febbraio poi all’interno della scuola EPP Tanambao Morafeno avevamo inserito la nostra “classe speciale”: 6 bambini disabili che difficilmente avrebbero trovato a Tulear strutture scolastiche in grado di seguirli in modo dedicato.
Nello stesso mese poi avevamo avviato la fase 3 del nostro progetto L’Acqua è Vita, con l’inizio dei lavori della prima Water Tower del 2020 nel villaggio di Andranograda.
Insomma, il 2020 era partito nel migliore dei modi, se non che in tutto il mondo iniziava a diffondersi lo spettro del Covid.
Spettro che purtroppo diventò realtà anche in Madagascar proprio alla fine di marzo.
L’emergenza Covid
Il 18 marzo il Covid atterrò in Madagascar con un aereo proveniente dalla Francia.
Il virus si diffuse subito in diverse aree del paese e il governo proclamò immediatamente il lockdown nazionale.
Questo significava scuole chiuse e famiglie costrette a restare nelle loro capanne, senza cibo, senza acqua, senza alcuna protezione dal contagio.
Organizzammo in fretta un piano di emergenza e il 22 marzo la nostra task force era già per le strade di Tulear a consegnare a domicilio cibo, generi di prima necessità e informazioni sulla prevenzione dal coronavirus a tutte le famiglie dei nostri bambini.
Cosa che abbiamo fatto per i mesi successivi, fino a che a ottobre non è stata dichiarata la fine dell’emergenza sanitaria e la scuola ha potuto riaprire.
Inoltre, tra luglio e agosto, organizzammo il tour anti-Covid nei villaggi: 7 incontri con le comunità dei villaggi rurali in cui abbiamo costruito le nostre Water Tower.
A questi incontri hanno partecipato oltre 1.000 persone, alle quali abbiamo donato saponette, dispositivi di protezione e formazione su come difendersi dal virus.
La costruzione delle Water Tower
L’emergenza sanitaria per fortuna non bloccò i nostri cantieri.
Con tutte le precauzioni necessarie, le squadre di Zanaray riuscirono a portare avanti i lavori di costruzione delle Water Tower anche durante il lockdown.
In primavera partirono i lavori anche delle torri di Mandrosoa, Antevamena, Maromiandra e Antaykoaky, che insieme a quella di Andranogadra, vennero completate a fine agosto.
A settembre iniziammo subito a costruire altre 2 Water Tower finanziate da WAMI nei villaggi di Ankatsaky e Ankotsahobihia, completate proprio in questi ultimi giorni dell’anno.
Complessivamente quindi dal 2018 a oggi siamo riusciti a costruire 25 tra pozzi e Water Tower che oggi garantiscono accesso gratuito e illimitato all’acqua potabile a oltre 40 mila persone.
La fine dell’emergenza sanitaria e l’orfanotrofio
A fine ottobre il governo malgascio dichiarò la fine dell’emergenza sanitaria e i nostri bambini poterono far ritorno alla scuola dopo 7 mesi di lockdown.
Rivedere i loro compagni e gli insegnanti, mangiare alla mensa, bere l’acqua del pozzo, usare i bagni: tutte cose che gli erano mancate e che finalmente potevano ritornare a fare ogni giorno.
Ma ci sono ancora tanti, troppi bambini a Tulear che a questi privilegi non hanno accesso perchè manca loro una cosa ancora più fondamentale: una Famiglia.
Ecco perchè a ottobre, anzichè attendere passivamente le evoluzioni della pandemia globale, decidemmo di avviare un nuovo progetto, forse il più importante della nostra storia: La Casa del Miele.
Iniziammo a costruire un orfanotrofio destinato ad accogliere i bambini orfani e le ragazze madri di Tulear, e a garantire loro una famiglia, un rifugio, una speranza per un futuro migliore.
Abbiamo già i primi 3 bambini e la prima ragazza madre, che entreranno nella Casa del Miele già da gennaio, cambiando così le loro vite.
Come ci siamo riusciti?
EMERGENZA COVID-19 MADAGASCAR la casa del miele regali di natale aid4mada
Questo 2020 è stato un anno durissimo, che ha stravolto le vite di tutti e ha messo in grande difficoltà tutto il Terzo Settore, e in particolare le piccole ONG che come la nostra operano dall’altra parte del mondo.
Ma noi, nonostante tutto, siamo riusciti a reagire, a tenere duro e a portare avanti tanti progetti, ad avviarne di nuovi e a continuare a cambiare le vite di migliaia di persone in Madagascar.
Se ci siamo riusciti lo dobbiamo innanzitutto alla nostra straordinaria Community: gli oltre 120 genitori adottivi che hanno continuato a garantire il sostegno scolastico, alimentare e sanitario a quasi 200 bambini della scuola; i privati e le aziende che hanno fatto donazioni ai nostri progetti, partecipato alle nostre raccolte fondi, acquistato i nostri prodotti solidali per Pasqua e Natale; i tanti amici che ci hanno dato una mano in ogni modo, condividendo i nostri post sui social, aiutandoci a realizzare video, promuovendo raccolte fondi, raccontando le nostre storie.
E una menzione speciale la meritano senza dubbio i nostri collaboratori malgasci, la nostra “task force”, che durante i lunghi mesi dell’emergenza sanitaria non si sono mai risparmiati, sono andati ogni giorno casa per casa e nei villaggi di periferia a distribuire cibo, aiuto e speranza alle famiglie. E non dimentichiamo gli operai di Zanaray, che hanno portato avanti tutti i nostri cantieri in condizioni a volte proibitive. Senza la loro dedizione, il loro impegno, i loro sacrifici non potremmo fare nulla di ciò che invece stiamo riuscendo a fare.
E infine i nostri volontari, che non si sono mai persi d’animo, che hanno avuto il coraggio di rimettersi in gioco, di agire con tempestività quando tutto suggeriva di stare fermi, di lanciare iniziative innovative e ambiziose per finanziare e sostenere i nostri progetti.