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A questo punto della storia è opportuno fare un po’ di chiarezza sulle due associazioni.
Quella toscana era nata nel 2009 e da diversi anni operava a Tulear con progetti legati all’istruzione scolastica.
Quando Davide e Nicole, al ritorno dal viaggio di nozze in Madagascar del 2012, avevano cercato associazioni già attive sull’isola si erano imbattuti proprio in questa e avevano deciso di sposarne la causa.
Avevano quindi fondato nel 2015 la loro associazione, con sede a Vicenza, e da quel momento avevano iniziato a raccogliere fondi in tutti i modi possibili per sostenere i progetti dei toscani.
In Madagascar infatti esiste una cosa chiamata “accord de siège”, cioè “accordo di sede”, secondo il quale un’organizzazione straniera può operare direttamente sul territorio solo dopo il terzo anno di attività.
Di conseguenza fino al maggio 2018 l’unica associazione autorizzata a gestire i progetti in Madagascar era stata quella toscana, e quella veneta di Davide e Nicole ne era stata quindi il principale finanziatore.
Poi, è vero che in realtà i ragazzi negli anni erano stati sempre più coinvolti anche nella gestione organizzativa e operativa dei progetti, ma di fatto la loro associazione non aveva mai potuto operare direttamente sul territorio malgascio.
Ecco perché il progetto “L’acqua è vita”, che avevamo fino a quel momento portato avanti in completa autonomia con l’associazione veneta, raccogliendo già buona parte dei fondi necessari, a quel punto richiedeva l’approvazione da parte dei toscani.
Pensavamo fosse una formalità, e quello fu il nostro secondo errore.
L’1 giugno 2018 eravamo tutti in Toscana, per l’annuale Raduno Nazionale delle due associazioni. L’anno precedente io e Matilde avevamo partecipato per la prima volta come ospiti, ed era stata davvero una bella festa. Che ci aveva confermato, se ancora ce ne fosse stato bisogno, la bontà della nostra decisione di entrare a far parte di quella grande famiglia.
Nei dodici mesi successivi erano cambiate tante cose.
Eravamo entrati nel consiglio dell’associazione veneta. Avevo iniziato a lavorare sempre più a stretto contatto con Davide: prima per la campagna di crowdfunding “Il regalo perfetto”, con la quale avevamo raccolto quasi 9.000 €; poi per la richiesta di contributo per il progetto “L’acqua è vita”, che ci aveva portato a una sovvenzione di oltre 13.000 €. Era nato Namatours, il nostro tour operator di viaggi solidali, con l’obiettivo principale di spedire in Madagascar decine di volontari. Insomma, le novità rispetto al Raduno del 2017 erano tante ed eravamo entusiasti di condividerle con tutti.
Però non andò come ci eravamo immaginati.
Il consiglio dell’associazione toscana espresse diverse perplessità sul progetto “L’acqua è vita”, ritenendo che avrebbe rischiato di distogliere attenzione, tempo e soprattutto fondi dal progetto “Afaka”.
Certo, l’obiezione non era del tutto infondata. Eravamo tutti volontari, avevamo i nostri lavori e le nostre vite, e dedicavamo all’associazione tutto il tempo e le energie che ci restavano a fine giornata. Già in queste condizioni gestire al meglio un progetto scolastico strutturato come quello del Villaggio Afaka, con tutti i rinnovamenti fatti negli ultimi mesi, era un’impresa. Aggiungere a questo il carico del progetto “L’acqua è vita” probabilmente una follia. Sì, ma una follia che avrebbe potuto risolvere il problema della carenza di acqua potabile per migliaia di persone di Tulear.
L’obiezione non era infondata, ma vana.
Non avevamo dubbi sul fatto che avremmo portato avanti il progetto, con o senza l’approvazione dei toscani.
Con il senno di poi, probabilmente la cosa si sarebbe potuta gestire meglio, sia da una parte che dall’altra.
Ma si sa, “del senno di poi son piene le fosse” e quindi non ha alcun senso in questa sede esporre tutti i passaggi di un processo che iniziò proprio quel 1 giugno 2018 e terminò due mesi dopo con la separazione ufficiale delle due associazioni.
I toscani avrebbero continuato a gestire il Villaggio Afaka e noi “veneti” avremmo realizzato in completa autonomia il progetto “L’acqua è vita”. La nostra intenzione era quella di proseguire il sostegno al progetto Afaka come avevamo fatto fino a quel momento, ovvero raccogliendo fondi con donazioni e adozioni a distanza e supportando la gestione organizzativa. Ma ormai l’equilibrio sottile che aveva retto questo meccanismo per tre anni si era spostato, e non ci fu più nessun verso di rimetterlo in asse.
Fatto sta che a inizio agosto “uscimmo” definitivamente da quel portone rosso che per Davide e Nicole aveva rappresentato per anni molto più che l’ingresso di una scuola.
Era un passaggio doloroso, ma non ci fu tanto tempo per elaborarlo.
Il 6 agosto infatti iniziarono gli scavi dei nostri 10 pozzi.
E sotto la prima manciata di terra si apriva un nuovo capitolo della nostra storia.
Un capitolo che d’ora in avanti si chiamerà Aid4Mada.